Recensione: Inferno di Dan Brown

di Antonio De Simone

Inferno di Dan Brown è un thriller contemporaneo pubblicato nel 2013. Questo romanzo ha suscitato in me grande curiosità e apprensione, come solo i buoni thriller sanno fare, perché abbiamo appena vissuto una pandemia e abbiamo scoperto quanto possiamo essere fragili come specie, ma anche quanto è precario l’equilibrio del pianeta su cui viviamo. Inferno è il quarto romanzo della serie dedicata al professore di simbologia Robert Langdon, che comprende i precedenti Angeli e Demoni, Il Codice da Vinci e Il Simbolo Perduto, e il successivo Origin. Si tratta del sesto romanzo dello scrittore americano, e stavolta ad accompagnare Langdon nelle sue avventure c’è la giovane Sienna Brooks, una ragazza inglese molto intelligente ma dal passato tormentato, proprio a causa della sua superiore capacità intellettiva. Il romanzo si dipana su tre città, Firenze (vedasi Palazzo Vecchio), poi Venezia (soprattutto la basilica di san Marco e infine Istanbul (in particolare la basilica/moschea di santa Sofia), la megalopoli al confine fra Europa e Asia. Come è tipico dei romanzi di Dan Brown tutto l’intreccio narrativo si svolge nel giro di circa 24 ore. Stavolta il professore si sveglia in stato confusionale nella città di Firenze, senza sapere come ci è finito e che cosa deve fare. Ha delle visioni molto strane, dovute a un danneggiamento della memoria recente, e con l’aiuto di Sienna Brooks, specializzata in medicina, deve ritrovare un pericoloso agente patogeno creato da Bertrand Zobrist prima che questo venga diffuso e infetti la popolazione di tutto il mondo. Su tutto si staglia la figura di Dante, con i continui riferimenti alle sue terzine e alla sua vita; memorabile il passo in cui Dan Brown fonde insieme le terzine di Dante e la poesia di Zobrist, l’antagonista. «O voi ch’avete li ‘ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ‘l velame de li versi strani. Cercate indi lo doge ‘ngannator, che a li cavalli il capo fece mozzo e di chi più non vedea l’ossa cavò. Nel mouseion dorato di divina sapienza prostratevi e l’orecchio al suo poggiate ad ascoltare ‘l gocciolio dell’acque. Là giù nell’imo palagio il mostro ctonio attende nell’ acque oscure di sangue tinte de la laguna che non riflette stelle.» Il Consortium dà la caccia a Langdon e Sienna, che si vedono costretti a scappare di città in città. Langdon scoprirà che a chiamarlo per chiedergli aiuto era stata la dottoressa Sinskey dell’OMS. In un thriller dove niente è come sembra e in cui Dan Brown è bravissimo a farti sospettare delle persone sbagliate e a costruire colpi di scena incredibili, arriviamo ad un finale in cui Langdon torna a casa negli U.S.A., mentre Sienna Brooks e la direttrice dell’OMS Sinskey, dopo un chiarimento e una riappacificazione, studiano come dare notizia al mondo di quanto accaduto e cosa possono fare per porre rimedio alle azioni di Zobrist. Consiglio questo romanzo perché io ci ho visto molti riferimenti alla nostra attualità su temi come le pandemie, le scelte individuali, le responsabilità collettive, la sovrappopolazione e l’inquinamento ambientale, la mancanza di lavoro e la riflessione su un futuro che rischia di essere inquietante, tutte tematiche molto importanti e che impattano sulla vita quotidiana di tutti noi.

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